Giulio Andreotti è stato un politico, scrittore e giornalista italiano. E' stato sette volte presidente del consiglio, otto volte ministro della Difesa, cinque volte ministro degli Esteri, tre volte ministro delle Partecipazioni Statali, due volte ministro delle Finanaze, una volta ministro del tesoro. Insomma è sempre stato presente nella politica italiana dal 1945 in poi.
Figura molto discussa e criticata per presunti rapporti con Cosa Nostra. Andreotti è stato sottoposto a giudizio a Palermo per associazione per delinquere. Mentre la sentenza di primo grado, emessa il 23 ottobre 1999, lo aveva assolto perché il fatto non sussiste, la sentenza di appello, emessa il 2 maggio 2003, distinguendo il giudizio tra i fatti fino al 1980 e quelli successivi, stabilì che Andreotti aveva commesso il reato di partecipazione all'associazione per delinquere (Cosa Nostra), concretamente ravvisabile fino alla primavera 1980, reato però estinto per prescrizione. Per i fatti successivi alla primavera del 1980 Andreotti è stato invece assolto.
Furono tante le segnalazioni che ponevano Andreotti in contatto con la Mafia, ed in particolare alcune testimonianze come quella di Leonardo Messina, affermava di aver sentito dire che Andreotti era punciutu, ossia un uomo d'onore con giuramento rituale.
Inoltre Baldassare Di Maggio raccontò di un bacio tra Andreotti e Totò Riina. Successivamente questo non venne provato e si ritiene che abbia attirato tutta l'attenzione del processo su questo ipotetico fatto suggestivo, allontanandola dalle testimonianze di circa 40 pentiti.
Inoltre Andreotti fu processato anche per il coinvolgimento nell' omicidio del giornalista Pecorrelli. Allora il pentito Tommaso Buscetta, interrogato dai magistrati di Palermo, parlò per la prima volta dei rapporti tra politica e mafia e raccontò, tra le altre cose, di aver saputo dal boss Gaetano Badalamenti che l’omicidio Pecorelli sarebbe stato compiuto nell’interesse di Giulio Andreotti.
Il 24 settembre 1999 fu emanata la sentenza di assoluzione per tutti gli imputati "per non avere commesso il fatto". Il 17 novembre 2002, la corte d'assise d'appello di Perugia condannò Andreotti e Badalamenti a 24 anni di reclusione come mandanti dell'omicidio. La corte d'appello confermò invece l'assoluzione per i presunti esecutori materiali del delitto. Il 30 ottobre 2003 la Corte di Cassazione annullò senza rinvio la condanna inflitta in appello a Giulio Andreotti e a Badalamenti.
Nonostante ciò la figura di Giulio Andreotti resta tuttora avvolta nel mistero e collegata ad episodi che hanno influenzato la sua immagine profondamente.