Un terzo della popolazione è soddisfatto del Servizio Sanitario Pubblico, il 43,4% dà una valutazione intermedia, il 17,2% esprime insoddisfazione. I soddisfati sono coloro che hanno dato un punteggio da 7 a 10, mentre gli insoddisfatti un punteggio da 1 a 4. Tra coloro che hanno dato un punteggio intermedio, il 26,2% ha assegnato 6 e il 17,2 ha attribuito un 5 al Servizio Sanitario Pubblico. Le regioni nelle quali la popolazione dà un giudizio più negativo (punteggio da 1 a 4) sul Servizio Sanitario offerto sul territorio sono la Calabria (35,9%), la Puglia (28%) e la Sicilia (25,6%). Quelle con un livello maggiore di soddisfazione (punteggio da 7 a 10) sono invece la provincia di Bolzano (68,8%), la Valle d’Aosta (59,6%), la provincia di Trento (58,8%) e l’Emilia-Romagna (46,8%). Il 44,9% pensa non ci siano sostanziali cambiamenti nel Servizio Sanitario Pubblico, il 28,0% ritiene che stia peggiorando, l’11,6% che stia migliorando mentre una quota elevata (15,6%) non sa esprimere un giudizio. Calabria (38,1%), Puglia (34,1%), Friuli- Venezia Giulia (32,7%) e Veneto (32,6%) sono le regioni con la più alta quota di persone che ritengono che il servizio stia peggiorando. Dati riferiti al 2007.
Fumatori in Italia
I fumatori in Italia sono 10 milioni e 925 mila, pari al 21,7% della popolazione di 14 anni e più. Sono il 27,5% dei maschi e il 16,3% delle femmine. Gli adolescenti e i giovani iniziano a fumare più precocemente di cinque anni fa. Per entrambi i sessi, sale la quota di giovani di 18-24 anni che riferisce di avere iniziato a fumare tra i 14 e i 17 anni, passando dal 57,8% nel 1999-2000 al 65,6% con un incremento del 13,5%. In Italia il 21,6% della popolazione di 14 anni e più è ex fumatore, il 29,2% degli uomini e il 14,5% delle donne. La strada principale per smettere di fumare è l’autodeterminazione: ben il 93,8% degli ex-fumatori riferisce di avere smesso da solo. Oltre il 50% degli ex-fumatori ha smesso di fumare da oltre 10 anni e il 18,8% da 2-5 anni. Si smette intorno ai 40 anni; la decisione di smettere di fumare matura mediamente dopo 22 anni di abitudine.
Obesità in Italia
L’Italia è ai livelli più bassi in Europa riguardo l’obesità degli adulti, ma la quota di obesi è in crescita: sono 4 milioni e 700 mila le persone adulte obese in Italia, con un incremento di circa il 9% rispetto a cinque anni fa. Le stime riferite al 2005 evidenziano che il 52,6% della popolazione di 18 anni e più è in condizione di normopeso, il 34,2% è in sovrappeso, il 9,8% è obeso ed il restante 3,4% è sottopeso. Sono di più le persone obese nel Sud e negli strati di popolazione con basso status sociale. Netta è la relazione tra basso livello di istruzione ed eccesso ponderale: tra gli adulti con titolo di studio medio-alto la percentuale degli obesi si attesta intorno al 5% mentre triplica tra le persone che hanno conseguito al massimo la licenza elementare (15,8%).
Malattie croniche in Italia
Le malattie croniche più diffuse tra la popolazione italiana sono: l’artrosi/artrite (18,3%) l’ipertensione arteriosa (13,6%), le malattie allergiche (10,7%). Le donne riferiscono di essere affette soprattutto da: artrosi/artrite (21,8% contro 14,6%), osteoporosi (9,2% contro l’1,1%) e cefalea (10,5% contro il 4,7%). Quote più elevate per gli uomini si osservano per la bronchite cronica/ enfisema (4,8% contro 4,2%) e per l’infarto (2,4% contro 1,1%). Aumentano negli ultimi anni per gli anziani dal 12,5% al 14,5% il diabete, dal 36,5% al 40,5% l’ipertensione arteriosa, dal 4% al 6,3% l’infarto del miocardio, dal 52,5% al 56,4% l’artrosi-artrite e dal 17,5% al 18,8% l’osteoporosi. Il Sud e le Isole presentano tassi più elevati per le patologie croniche e la disabilità. Si supera la percentuale del 14% dei cronici gravi contro il 12,4% del Nord-ovest e il 12,6% del Nordest.
Italiani depressi
Gli italiani che si definiscono depressi sono maggiori rispetto alla media europea. Sembra infatti che ne soffra il 10-15% della popolazione, con frequenza maggiore tra le donne. Le frequenze negli uomini e nelle donne sono più elevate intorno ai 25-40 anni, mentre le frequenze sono più basse sia per gli uomini che per le donne intorno ai 65 anni. Un aumento si è riscontrato nelle generazioni più giovani colpite da sconforto per problemi sociali ed occupazionali.
Il caffè fa male?
Purtroppo dare una risposta a questa domanda risulta essere estremamente complicato. Infatti non si riesce ad asserire nè che il caffè sia dannoso nè che sia salutare. Questo perchè ognuno di noi ha un organismo che reagisce in modo differente all' assunzione di caffeina. E' difficile anche poter definire un quantitativo ideale da assumere giornalmente. Possiamo concludere, che in condizioni di normalità, assumere un quantitativo non eccessivo di caffeina può farci sentire più attivi e più vigili. Conviene evitarne l' uso in particolari patologie, e non abusarne in particolari condizioni.
Iscriviti a:
Post (Atom)